VINCENZO TROMBINO, BERSAGLIERE DEL 2° REGGIMENTO

Con lo sguardo giovane e fiero di Vincenzo Trombino continua il nostro viaggio tra le storie dei ragazzi di Licodia che presero parte alla Prima guerra mondiale. Il nostro percorso è iniziato il 4 agosto 2018 con l’inaugurazione della mostra dedicata a “Licodia Eubea e i suoi figli nella Grande Guerra” e ci condurrà, giorno 22 dicembre, alla presentazione del catalogo che contiene tutte le ricerche, le notizie, le foto, gli oggetti che raccontano gli anni del primo conflitto mondiale a Licodia Eubea. L’insopportabile sofferenza e l’odore acre della morte dalle putride trincee del gran conflitto era arrivato sino all'antica cittadina siciliana degli Iblei, sempre più vuota dopo la partenza di tanti giovani per andare sotto le armi. La famiglia Trombino, dopo l'enorme mobilitazione, aveva dovuto salutare Vincenzo, Angelo e Giuseppe, figli di Giuseppe e Carmela Ballirò. Il più grande dei fratelli, Vincenzo, classe 1890, era stato assegnato al 2° Reggimento Bersaglieri e prima di partire per il fronte, come tanti suoi coetanei, a Palermo si era fatto immortalare con la bella divisa dei bersaglieri, sigaro in mano e sguardo orgoglioso. Aveva mandato la piccola fotografia cartonata in formato “Margherita” come ricordo ai cari genitori. Al fronte aveva assistito a tutti gli sviluppi del conflitto, dal 1915 al 1918. Anche il fratello Angelo, nato nel 1895, era un bersagliere del Regio Esercito. Ma, se Giuseppe e Angelo ebbero la fortuna di riabbracciare la famiglia e fare ritorno a Licodia, per Vincenzo la sorte riservò un destino diverso. La guerra, quando Vincenzo si trovava prigioniero degli austriaci in Ungheria, volgeva finalmente alla fine e da li a pochi mesi sarebbe stato firmato l’armistizio a Villa Giusti. La morte colse il nostro Vincenzo prima di tutto ciò, il 22 aprile 1918.

Si spense, ammalato, nella località di Kesrna Besst Nasz (Ungheria) presso il 1115° ospedale da campo. Il giorno seguente il suo corpo venne inumato nel locale cimitero militare dopo che il curato di campo don Andres Kessely amministrò esequie religiose. Alla famiglia non rimase che quella foto spedita anni prima, di cui, come si usava a quel tempo, papà Giuseppe e mamma Carmela fecero fare un bell’ingrandimento fotografico.