La chiesa di San Benedetto e Santa Chiara

Dal 2012 la chiesa del Monastero di San Benedetto e Santa Chiara, comunemente chiamata Badia, ospita le attività culturali dell'Archeoclub di Licodia Eubea. L'edificio chiesastico venne riconsegnato alla collettività in occasione del trentesimo anno dalla fondazione a Licodia dell'Archeoclub. I volontari, col partecipe e generoso intervento della cittadinanza, intervennero a partire dai mesi estivi del 2011 con una massiccia opera di bonifica e di riqualificazione della chiesa che versava da molti anni in uno stato di completo abbandono e degrado, riuscendo a portare a termine tutti gli interventi necessari per renderla finalmente fruibile. Divenuta un punto di riferimento per la cittadinanza e per il territorio, ospita numerose occasioni di divulgazione culturale, mostre, conferenze, presentazioni e concerti. Ritornata, dal 2012, a far parte della vita pubblica della comunità ha ospitato anche le proiezioni del Festival della comunicazione e della documentario archeologico.

La chiesa e il monastero delle clarisse vennero fondati nel 1595 con le elargizioni di Alfio Vassallo, nipote del canonico Martino La Russa, insigne benefattore del popolo di Licodia. Dopo il terremoto dell'undici gennaio 1693 le monache clarisse e benedettine superstiti vennero riunite sotto la regola di San Benedetto nell'edificio del monastero di Santa Chiara. L'antico monastero di San Benedetto, che sorgeva sulla collina su cui sono le rovine del castello dei Santapau, venne abbandonato e mai più riedificato. In seguito alle leggi per la soppressione degli ordini religiosi e la liquidazione dell'asse ecclesiastico, la chiesa e il monastero, dopo le ultime benedettine furono costrette a lasciare la struttura (1875), vennero requisiti e profondamente trasformati per ospitare, fra gli altri, la caserma dei Carabinieri Reali, la Pretura, il deposito del tabacco, l'ufficio postale. Nel 1987 un intervento della Soprintendenza di Catania riportò la chiesa alle originali volumetrie interne abbattendo i vari tramezzi e il grande solaio che divideva orizzontalmente la navata.


La chiesa prima degli interventi dell'Archeoclub