1915-1918. LICODIA EUBEA E I SUOI FIGLI NELLA GRANDE GUERRA

(4 agosto - 31 dicembre 2018)


Chi erano i giovani che lasciarono Licodia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale? Quali furono le conseguenze del disastroso conflitto per le loro giovani vite e per le famiglie? Quanti di loro non fecero più ritorno a casa? Nel contesto delle manifestazioni nazionali del centenario della Grande Guerra, l'Archeoclub d'Italia di Licodia Eubea ha presentato, all'interno di una mostra e con la presentazione di un catalogo, i risultati di una lunga ricerca sui caduti e sui reduci licodiesi del primo conflitto mondiale. Questo studio ha permesso di identificare e raccontare la storia di alcuni dei figli di Licodia sotto le armi tra il 1915 e il 1918. Attraverso foto, lettere, cartoline, ricordi e cimeli, (gentilmente concessi dalle famiglie), è stato possibile ricostruite le vicende dei 74 giovani che caddero al fronte e degli altri concittadini che presero parte al conflitto. La mostra è stata inaugurata il 4 agosto 2018 dalla signora Teresa Guglielmino figlia di un reduce del conflitto e nipote di uno dei militi caduti, il bersagliere Vincenzo Trombino.


Tra i documenti di maggiore interesse, esposti presso la ex chiesa di San Benedetto e Santa Chiara nel cuore del centro storico di Licodia Eubea, le stampelle e le lettere di Pietro Falcone, che tornò mutilato dal conflitto. Figlio di Vincenzo e Margherita Lo Blanco, classe 1886, ancora dopo più di quaranta anni dalla fine della guerra scriveva ad un amico della sua ulcerazione alla gamba: «la mia ferita è inguaribile la mattina del capo d'anno mia moglie mi ha medicato e mi ha tolto una scheggettina di osso ancora quarantadue anni ferito». Ed ancora, nel ricco percorso espositivo, i documenti dell'Associazione mutilati e invalidi di guerra di Licodia

Eubea, le medaglie, le foto e i ricordi di molti altri giovani che soffrirono il forzato allontanamento dagli affetti più cari.

Tra le testimonianze presenti un interessante gruppo di cartoline della famiglia Zavattieri, scritte dal giovane caporale maggiore Giovanni, morto al fronte per malattia nel 1918. Così egloi si rivolgeva alla amata mamma Teresa Coniglione:

«...mi trovo invidiato che tutti i miei compagni stanno ricevendo le notizie e i pacchi dei suoi cari che in questi momenti sono la vita di un uomo, che nel vedere i deliziosi generi della nostra Regina Terra sembra vedere il paradiso».


La mostra, che ha avuto termine il 31 dicembre 2018, ha anche avuto lo scopo di raccogliere i fondi necessari per il restauro del Monumento ai caduti dello scultore catanese Salvatore Juvara, e per riqualificare lo spiazzo in cui oggi è collocato. Questo importante progetto impegna ancora l'Associazione che sta attivamente lavorando affinché possa essere presto realizzato.